La coscienza delle piante

Postato il December 26th, 2005 in Giù per la china by andrea

Le piante pensano e prendono decisioni, questa è l’ultima sensazionale scoperta natalizia che cambierà non poco le carte (o le piatenze) in tavola ai vegetariani( e non solo). Secondo una ricerca condotta dall’Università di Firenze in collaborazione con L’università di Bonn, le piante hanno un cervello e si troverebbe nelle radici.

Riporto alcuni tratti interessanti degli articoli che parlano della notizia.

Altro che vegetare: le piante pensano e prendono decisioni

Sono creature intelligenti che sentono, dialogano, calcolano. A modo loro, pensano».Cosa si dicono? «Lanciano avvertimenti, scambiano informazioni, si dicono cose come ”stai lontana che questa zona è mia”, “stiamo attenti perché è in arrivo una colonia di insetti erbivori”, “qui fa troppo caldo”, “qui fa troppo freddo”, “spostiamoci perché non c’è abbastanza acqua”, “qui ci sono inquinanti e non si vive bene”».

Questo significa che hanno un linguaggio proprio e che quindi possegono un relativo sistema di rappresentazioni, prova inequivocabile che dispongono della capacità di giudizio. Hanno anche loro un Io o se vogliamo un punto di vista.

Nelle piante è stata infatti scoperta un’attività di tipo neurale che utilizza neurotrasmettitori e sinapsi a partire dalla estremità delle radici. "I meccanismi di questa sensibilità - spiega Mancuso - non erano mai stati studiati ed analizzati, come invece è stato fatto con queste ricerche che aprono oggi un nuovo orizzonte scientifico di immenso interesse".

Su ogni singola punta delle radici (il nome è apice radicale) c’è un gruppo di cellule che comunica usando neurotrasmettitori, proprio come i nostri neuroni; e queste cellule elaborano e rispondono alle informazioni che arrivano qui da tutta la pianta.

Ciascun apice è autonomo, ma può anche coordinarsi con gli altri. Un vero e proprio cervello diffuso il cui funzionamento a rete ricorda quello di internet, e che permette agli alberi non solo di comunicare, ma persino di avere una memoria e una sorta di autocoscienza.

L’impulso scorre nel cervello della pianta attraverso molecole, i neurotrasmettitori, molti dei quali sono gli stessi con cui comunicano i neuroni animali. «In questi apici troviamo glutammato, glicina, sinaptotagmina, gaba, acetilcolina. Ci siamo chiesti: che cosa ci stanno a fare, se le piante non hanno una trasmissione sinaptica?» racconta il ricercatore. Se era noto che i vegetali producono sostanze attive neurologicamente, come caffeina, teina o cannabina, la scoperta di neurotrasmettitori ha evidenziato l’attività neurale".

Anche il ruolo del più importante ormone vegetale finora conosciuto, l’auxina, è stato ridefinito. Baluska: «Permette alla pianta di accrescersi o di emettere nuove radici ed è un neurotrasmettitore specifico dei vegetali, molto simile alle nostre melatonina o serotonina».

«È tempo di dare il benvenuto alle piante nel novero degli organismi intelligenti» afferma Peter Barlow, della School of biological science dell’Università di Bonn. Una prova di «intelligenza vegetale», del resto, è il comportamento in caso di difficoltà. Le piante agiscono infatti con lo stesso sistema prova-errore degli animali: davanti a un problema procedono per tentativi fino a trovare la soluzione ottimale di cui, poi, si ricordano quando si presenta una situazione simile.
Se per esempio manca acqua, aumentano lo spessore dell’epidermide, ne chiudono le aperture, gli stomi, evitando la traspirazione. Riducono poi il numero di foglie aumentando quello delle radici per esplorare zone vicine."

Quindi i processi biologici delle piante non sono del tutto meccanici ma le piante ci "mettono del loro". Le piante scelgono.

Tenendo conto di tutti questi stimoli l’apice decide cosa fare. Decisione che viene anche dal ricordo: una pianta che ha già affrontato un certo problema è in grado di rispondere in modo più efficiente. «Questa caratteristica» ricorda Mancuso «era nota: si parlava di acclimatazione. Per esempio, l’olivo a ottobre-novembre si modifica per affrontare l’inverno. Finora lo si spiegava come una risposta meccanica alle variazioni ambientali. In realtà la pianta decide di farlo quando sente le condizioni che ha memorizzato».

Quindi non solo la pianta è in grado di imparare, analizzare, fare collegamenti e memorizzare, ma è in grado di controllare il suo sviluppo al di là delle condizioni e gli impulsi che vengono dall’ambiente in cui si trova. uNA prova  che l’evoluzione non è un processo esclusivamente involontario.

Viene da chiedersi, però, se non si tratti di stimoli puramente meccanici. «No, si tratta di un comportamento intelligente» sostiene Mancuso. «Se le radici dovessero solo trovare acqua, potrebbe essere automatico. Ma devono anche cercare ossigeno, nutrienti minerali, crescere secondo il senso della gravità, evitare attacchi E valutare quindi contemporaneamente le comunicazioni chimiche che le piante si scambiano attraverso l’aria e la terra: messaggi sullo stato di salute o sui parassiti. Se sono attaccate da patogeni, comunicano alle simili della stessa specie con gas e sostanze volatili che c’è un pericolo, invitandole ad aumentare le difese immunitarie. I vegetali, così, dimostrano di essere anche sociali»

Sociali ma non necessariamente socievoli. Essendo esseri territoriali, le piante si mandano segnali del tipo «qui ci sono io», emettendo sostanze disciolte nel terreno. Le radici intercettano le comunicazioni, capiscono se hanno vicino una pianta della stessa specie, e in tal caso la reazione è blanda, oppure se è un’avversaria, e allora diventano aggressive fino a lanciare sostanze velenose.

Le piante hanno anche una certa coscienza di sé. Diversi esperimenti hanno mostrato che, prendendone due geneticamente identiche, due cloni, e mettendole accanto, quella che è messa in ombra dall’altra si muove alla ricerca di luce. Se invece si accorge di essere essa stessa a farsi ombra con un ramo, nulla accade.

Ma tutte le piante sono ugualmente dotate? Un filo d’erba ha lo stesso Q.I. di una quercia centenaria? «È possibile che ci siano piante più intelligenti, ma ancora non lo sappiamo» riconosce Mancuso. «Per misurare il quoziente intellettivo di un ratto lo si mette in un labirinto e si guarda quanto impiega ad arrivare al cibo.
Si è visto che una radice di mais inserita in un labirinto la cui meta era dell’azoto ci arrivava senza sbagliare, trovando la via più corta: in questo caso si tratta di organi di senso più raffinati».

E si anche  le piante hanno un quoziente intellettivo :P

«Siamo appena all’inizio di una rivoluzione nel nostro modo di pensare alle piante» commenta Dieter Volkmann, del gruppo di Bonn. Questi studi, oltre a rivoluzionare le conoscenze sulle piante, hanno ricadute anche sull’uomo. I neuroni verdi possono fungere da modello per sperimentare terapie contro malattie degenerative del sistema nervoso, come il morbo di Parkinson e di Alzheimer..".

«Gli animali vengono utilizzati, e con successo, in questo tipo di studi. Usare le piante non è però un regresso nella scala evolutiva» dice Mancuso. «Una cellula neuronale vegetale è sì un modello semplificato di neurone, ma proprio per questo consente di individuarne più facilmente i meccanismi.
Non ci sono problemi di vivisezione e le cellule delle piante sono facilmente trasformabili geneticamente, caratteristiche che potrebbero farne un materiale da laboratorio valido dalla ricerca di base alle applicazioni terapeutiche..Il Medical research council di Cambridge, il laboratorio di biologia molecolare fucina di premi Nobel, collabora con noi in questo campo». Non è finita: i neuroni delle piante potrebbero presto diventare un modello anche per gli studi sull’intelligenza artificiale".

Nasce la  Neurobiologia Vegetale: sinapsi, neurotrasmettitori, calcolo distribuito e memoria nelle piante.

Nel 1880 Charles Darwin propose che gli apici radicali rappresentassero una sorta di cervello diffuso delle piante in grado di percepire segnali multipli dall’ambiente circostante e di prendere, sulla base di questi, decisioni in merito alle strategie da seguire.

Se Mancuno dice che anche le piante pensano, io dico che qualsiasi essere vivente riconosciuto tale è un essere pensante. Ciò che rende possibile l’esistenza è innanzitutto la percezione, strumento con il quale testimoniamo la nostra e la presenza degli altri . Sia la coscienza di se  che la percezione degli altri è un requisito fondamentale per l’azione, perchè da questa doppia percezione accediamo alla capacità di agire. Senza di essa non saremmo in grado di "vivere" con gli altri,( e con noi) cioè di interagire con loro. Ma la molteplicità degli esseri ci costringe per forza di cose a scegliere verso chi indirizzare le nostre azioni. Per cui Una scelta non pùò essere fatta senza aver valutato la scelta. Valutare significa giudicare e il giudizio è il processo necessario che ogni soggetto pensante deve fare prima di compiere un azione. Perchè il giudizio precede l’azione e ogni azione è preceduta da un giudizio. Da questo si può sostenere che ogni  essere in grado di agire, qualunque esso sia, pensa.

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11 Idee to 'La coscienza delle piante'

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  1. Mad Deer said,

    on December 27th, 2005 at 12:11 am

    Questo argomento sicuramente susciterà reazioni contrastanti, ammirate e appassionerà i nostri lettori tanto da dimenticare il Natale, Santo Stefano e forse persino il Capodanno.
    Pertanto voglio contribuire con l’opinione di un esimio studioso, il Principe Antonio de Curtis, che alla notizia ha commentato:
    “Ma mi faccia il piacere!!!!”

  2. andrea said,

    on December 27th, 2005 at 2:51 am

    Eh si è strabiliante!

  3. andrea said,

    on December 27th, 2005 at 2:58 am

    secondo me hanno anche una “fantasia”–immaginazione

  4. il Doc said,

    on December 27th, 2005 at 11:04 am

    Uomini, animali e piante hanno un’anima simile ma diversi livelli di comprensione.
    Ma quello che non capisco dell’articolo è il passaggio sulla vivisezione… se abbiamo appurato che una pianta si accorge se subisce l’ombra di una sorella perchè non dovrebbe soffrire quando viene sezionata? E se uno scienziato se ne frega del dolore di una pianta allora non fa molta differenza dalla vivisezione animale.
    A proposito dell’anima, già una quindicina di anni fa sentiii parlare del ‘grido di dolore’. L’esperimento consiste in questo: in una stanza viene immersa un’aragosta in una pentola d’acqua bollente. Nella stanza accanto una pianta viene monitorata con un tester che misura l’impedenza elettrica e forse qualcos’altro. Quando l’aragosta viene immersa si vede che la pianta se ne accorge - aldilà di un muro!

  5. luca said,

    on December 27th, 2005 at 12:27 pm

    dio ragazzi, io non lo so, però una cosa è certa :| sono confuso perchè se davvero le piante pensano si aprono milioni di strade che fino ad ora non ho mai considerato…….

    Qualcuno ha mai sentito parlare della melodia della foresta???

  6. andrea said,

    on December 27th, 2005 at 1:48 pm

    le piante che cantano!!!! da paura :P

  7. andrea said,

    on December 27th, 2005 at 1:56 pm

    “Nella stanza accanto una pianta viene monitorata con un tester che misura l’impedenza elettrica e forse qualcos’altro. Quando l’aragosta viene immersa si vede che la pianta se ne accorge - aldilà di un muro!”
    infatti nell’articolo, quando parla del test del Q.I. nel labirinto, si evince che le piante rispetto agli animali, che si sa spesso e volentieri hanno organo di senso piu potenti rispetto ai nostri, sono dotate di sensi + raffinati. Quindi in teoria una pianta dovrebbe “sentire” di pìù rispetto sia agli uomini che agli animali.( nel caso del labirinto la pianta vince il confronto con il topo e trova grazie ai sensi + sviluppati il cibo prima del topo). Sembra quasi che maggiore è la qualità dei sensi e minore è la capacità di pensiero. ora non vorrei dire cazzate ma mi sembra che sia cosi.

    POi sulla vivisezione, se queste porelle hanno questi supersensi altrochè se lo sentono il dolore.

  8. Mad Deer said,

    on December 27th, 2005 at 10:24 pm

    Per me l’unica pianta intelligente è la Canna8is Sat!va.

  9. luca said,

    on December 28th, 2005 at 2:52 am

    Be se la metti cosi, scherzando, ti dico che anche la coca ha la sua certa dignità….

  10. bruno said,

    on February 22nd, 2006 at 2:01 pm

    E’ una notizia molto interessante da non prendere sotto braccia per i nuovi orizzonti che essa apre alla ricerca del funzionamento del cervello umano. io non diffiderei della notizia!

  11. andrea said,

    on February 22nd, 2006 at 4:46 pm

    ben detto, prima si pensava fossero piante e basta, adesso potrebbero anche avere un anima oltre che un cervello.

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